Di :Arianna Finos
La Febbre da cavallo torna a salire. Alllppodromo romano di Tor di Valle è stato battuto lultimo ciak de La Mandrakata, seguito ideale del film di Steno del 76. Dietro la macchina da presa Carlo Vanzina incita le comparse sugli spalti a tifare: «Pokernon, vince Pokemon», urla a squarciagola. Costato 8 miliardi, prodotto dalla Warner ltalia insieme alla Solaris, il film arriverà a novembre. Sul set ci sono il protagonista Gigi Proietti, «er Mandrake», invecchiato ma in preda alla stessa frenesia da scommessa. Accanto a lui per mettere a segno piccole e grandi buffe, «mandrakate» appunto, una nuova squadra di caratteristi (sono scomparsi Mario Carotenuto e Adolfo Celi, il personaggio di Enrico Montesano è ridotto ad un cammeo e quello di Catherine Spaak è eliminato).
Il braccio destro di Mandrake oggi è Rodolfo Laganà, «er Micione». Con loro anche «lingegnere», studente fuoricorso (Andrea Ascolese) e una comparsa di Cinecittà ingaggiata per le truffe (Nancy Brilli). «Ho fatto il film per ritrovare er Mandrake, non per tornare al cinema», spiega Proietti. «Anche perché dopo Febbre da cavallo praticamente non feci più nulla». Dei resto alluscita la pellicola di Stefano Vanzina ebbe un discreto successo, ma nulla più. «Poi circa 10 anni fa fu comprata negli stoccaggi delle emittenti private: ogni volta che veniva trasmessa faceva unaudience alta. E la febbre è salita». Dice lo sceneggiatore Enrico Vanzina, che lavorò anche ai film del 76: «Siamo stati spinti al sequel proprio dai fan che ce lo chiedono». «Il mondo degli ippodromi non è cambiato», racconta Proietti «le stesse ingenuità, la stessa capacità di accomunare persone diverse, il ricco e il barbone». E se il cavallo protagonista ora è Pokemon, anche il vecchio Soldatino tornerà nel finale. La star equina però non è nel film, ma nel trailer. E Varenne, che duetta con Proietti. Lattore gli alza la coda e gli chiede «Ma dottor Varenne, lei qua sotto cha il turbo? ». E poi: «Se tutti i cavalli fossero come lei, dottore Varenne, noi non perderessimo mai». (a.f.)